14 Luglio 2018
Solitamente si è portati a pensare allo sport come a un momento di svago per i bambini, a uno stacco dall’ambiente scolastico, dalla staticità dei banchi e una pausa dalle richieste, spesso esigenti e pretenziose, di maestri e genitori.
Ma avete mai pensato alla possibilità di fare scuola attraverso lo sport?
“È un gravissimo errore pensare che la gioia di vedere e di cercare possa essere suscitata per mezzo della coercizione e del senso del dovere” (A. Einstein), questo è il principio su cui si è basato il progetto Una Scuola.
L’idea di questo percorso nasce dalla comprensione che oggi il mondo scolastico dovrebbe essere ricco di esperienze, come quelle del laboratorio, in cui le conoscenze vengono “co-costruite facendo” in cui si apprende insieme. Si tratta di una scuola aperta al mondo, in cui viene data grande attenzione alla cura delle relazioni e al gruppo, come dimensione prevalente dell’esperienza e come luogo dove si confluisce per mettere in comune, approfondire, discutere, per condividere l’emozione di imparare: ogni tipo di apprendimento infatti si genera sempre nella relazione, densa di emozioni, affetti e significati.
Il bambino viene considerato persona capace di autodeterminarsi, dotato di interessi, curiosità e motivazioni, che la scuola deve saper raccogliere e rilanciare in un percorso individuale fatto di tempi, pause, esitazioni, dubbi e slanci che caratterizzano il personale rapporto col mondo: si propone quindi il gioco come approccio metodologico che impartisce regole, ma lascia largo spazio di organizzazione ed elaborazione di strategie, allenando immaginazione e creatività. La comunità scolastica coinvolge da un lato la famiglia nella sua interezza, in una logica sistemica, come luogo che custodisce e crea la storia delle persone che ne fanno parte, il loro essere ciò che sono, dall’altro il territorio circostante (biblioteca, parco, centri sportivi e ricreativi…), come risorsa e terreno da abitare che diventa “spazio d’aula”.
In questo senso abbiamo incontrato e conosciuto i bambini della prima elementare della scuola pubblica IV Novembre di San Fermo (Varese) che ha intrapreso questo percorso all’avanguardia di istruzione senza voti, compiti, verifiche, banchi, lavagne, zaini pesanti di libri di testo, ma con lavori in gruppo sull’accoglienza, gioco, condivisione, laboratori, ambienti ricchi di strumenti e materiali, spazi tematici, multidisciplinarità ed escursioni per 40 ore settimanali, un’istruzione aperta al mondo e alla curiosità degli alunni: la loro esplorazione diviene il motore per apprendere.
La Polisportiva Robur et Fides ha accolto questi bambini con costanza durante l’anno, permettendo loro da un lato di fare sport, dall’altro (e soprattutto) di imparare attraverso lo sport. Tutti i martedì i 54 bambini trascorrono la mattinata al centro sportivo per fare scuola, divisi in due gruppi che si alternano in piscina e in palestra.
È stato necessario un lavoro sinergico di insegnanti e istruttori: il ruolo degli istruttori è stato quello di predisporre esercizi ed attività che sollecitano i bambini dal punto di vista ludico-motorio, il docente ha poi avuto l’incarico di riprendere quanto esperito dai ragazzini, fissando in maniera più didattica alcuni concetti affinché tali pratiche non rimangano solamente motivo di svago. Il percorso ha coinvolto 5 istruttori (alcuni anche psicomotricisti) e altrettanti insegnanti, che si sono alternati nei due ambienti, in modo da mantenere attivo l’ascolto da parte dei bambini. Inoltre, l’equipe ha avuto il nostro supporto: Valeria Resta, Psicologa dello Sport che collabora con la società sportiva Robur et Fides da diversi anni, e le sue due tirocinanti sono state presenti durante tutto il percorso, dando il loro contributo.
A conclusione di questo primo anno possiamo dire di aver visto i bambini crescere, non solo perché hanno qualche centimetro in più e qualche dentino in meno, ma sono più autonomi, responsabili e ricchi di esperienze e conoscenze che vanno dalla matematica all’italiano, dalla geometria alla geografia.